GASTROENTEROLOGIA - ENDOSCOPIA DIGESTIVA - STUDIO SPECIALISTICO

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Stent enterali

ENDOSCOPIA DIGESTIVA > ENDOSCOPIA OPERATIVA

Che cosa è una protesi e come si impianta?
Una protesi è un piccolo tubo costituito da un filo di metallo o plastica, intrecciato a rete, che viene inserito nell’intestino durante una endoscopia.
La protesi viene inserita nella stenosi all’interno dell’organo con uno specifico strumento, il gastroscopio, facendola scorrere su una guida metallica e, una volta raggiunta la posizione desiderata, viene aperta lentamente.
Talvolta, prima di introdurre la protesi, può rendersi necessario dilatare il tratto ristretto con appositi sistemi (dilatatori).

Le protesi metalliche autoespansibili (SEMS, self-expandable metallic stent) rappresentano oggi il trattamento palliativo migliore nelle neoplasie intestinali stenosanti, in quanto permettono un immediato miglioramento del transito intestinale e la possibilità di assumere una dieta quasi normale e presentano un numero limitato di complicanze. nelle stenosi neoplastiche dell'esofago gli stent endoscopici (endoprotesi) rappresentano un buon strumento di palliazione: non migliorano la sopravvivenza, ma sono efficaci  nel controllare i sintomi. Flessibilità, capacità di espandersi e diametro dello stent risultano essere le caratteristiche più rilevanti nell’evitare complicanze precoci o disfunzioni (perforazioni, dislocamento della protesi, ostruzione   e necrosi da compressione). Altrettanto utili nella palliazione delle stenosi biliari neoplastiche appaiono gli stent (in plastica o metalliche autoespandibili).
Negli ultimi anni sono stati proposti stent ad autoespansione per il trattamento delle ostruzioni causate da cancro del colon metastatico non operabile.

Il principale vantaggio di questi dispositivi è, probabilmente, quello di permettere di evitare una colostomia, con tutti i vantaggi intuibili per il paziente,  ma anche per la società e gli operatori sanitari. Gli interventi in emergenza hanno infatti  una mortalità del 15-34% ed una morbilità del 32-64%, nonostante i notevoli progressi nell’assistenza perioperatoria. Sembra, infatti, di poter  concludere che gli stent possano essere considerati una valida opzione nel trattamento palliativo dell’ostruzione intestinale.
Il loro uso è raccomandato nella palliazione primaria dei tumori intestinali avanzato, non suscettibili di trattamento chirurgico, ovvero non operabili.
ll posizionamento di protesi (stents) per via endoscopica è la metodica più efficace nel lungo periodo e meno rischiosa.
Gli stents metallici espandibili sono utilizzati, infatti, frequentemente come alternativa non-chirurgica per la palliazione delle neoplasie gastro-intestinali, ed in particolare:
per la palliazione della disfagia nel cancro dell’esofago, sia stenosante che fistolizzante nella trachea o nel mediastino, in quanto permettono un immediato miglioramento della disfagia e la possibilità di assumere una dieta quasi normale e presentano un numero limitato di complicanze.
palliazione della disfagia ricorrente dopo il fallimento di una pregressa CRT (chemioradioterapia)
palliazione delle stenosi neoplastiche gastriche, duodenali e coliche
il posizionamento con intento curativo come “bridge to surgery” rimane controverso.

POSIZIONAMENTO DI STENTS ENTERALI

La miglior tecnica di posizionamento delle protesi enterali è l’uso combinato dell’endoscopia e della fluoroscopia.
I pazienti candidati alla procedura devono essere stati valutati preventivamente con un pasto baritato e/o clisma opaco e uno studio TC addominale per pianificare correttamente il posizionamento e la scelta dello stent.
Nel caso di stents da posizionare nella via biliare può essere utile una preventiva valutazione tramite ColangioRM.
Gli stent autoespandibili metallici hanno dimostrato un minor numero di complicanze gravi, una minore mortalità (0% vs 16%) e ricoveri in ospedale più  brevi delle protesi plastiche rigide.

NOTE SULLE PROTESI COLO-RETTALI

In questo ambito si possono verificare due distinte situazioni cliniche:
a) l’occlusione è determinata da una neoplasia ancora in uno stadio operabile in maniera radicale ed in un paziente che ha un rischio
operatorio accettabile;
b) l’occlusione è determinata da una neoplasia avanzata (localmente o con metastasi a distanza) o il paziente ha condizioni
cliniche così complesse che rendono il rischio operatorio inaccettabile.

Nel primo caso l’indicazione al posizionamento di uno stent è legata alla possibilità di risolvere il quadro di occlusione acuta, svuotare e preparare al meglio l’intestino per l’intervento chirurgico, studiare accuratamente il paziente sia dal punto di vista oncologico che anestesiologico per poi procedere alla resezione in elezione del tratto di intestino interessato dalla neoplasia.

Nel secondo caso invece lo stent servirà per garantire una ricanalizzazione a scopo palliativo della stenosi al fine di garantire una normale funzione intestinale in assenza di alcun intervento chirurgico.

Dopo la procedura
occorre rimanere a digiuno per 12-24 ore.
La ripresa dell’alimentazione sarà progressiva, inizialmente liquida e solo dopo alcuni giorni solida.

Nel caso di protesi digestive alte occorre evitare l’assunzione di bocconi di grandi dimensioni (soprattutto di carne, pane o di altri alimenti solidi), che potrebbero bloccarsi nella protesi.

Come prepararsi per l’esame?
Per effettuare l’esame occorre essere a digiuno dalla sera prima.
Per metter la protesi è necessario pulire l’intestino (nel caso si tratti di neoplasie del colon) con dei clisteri o rendere libero il tratto esofago-gastro-duodenale (nel caso di neoplasie digestive alte), oltre che con il digiuno anche con un sondino che passi per il naso.
Prima dell’esame saranno eseguiti alcuni esami per avere informazioni sul suo stato di salute (analisi del sangue, elettrocardiogramma).
Durante l’esame le verranno somministrati dei farmaci che la aiuteranno a sopportare l’esame agevolmente. Il tipo di farmaci e la intensità della sedazione verranno decisi al momento dell’esame in base alle sue caratteristiche cliniche.
La durata dell’esame è molto variabile e comunque non prevedibile.

Gli stents sono posizionati in sala operatoria con il paziente in sedazione profonda o intubato.
Durante l’esame il medico anestesista le somministrerà dei farmaci per addormentarla (può essere utile la narcosi), qualora non fosse possibile effettuarlo in narcosi,  nel caso di procedure per protesi digeswtive alte percepirà fastidio alla gola, al momento del passaggio dell’endoscopio e della protesi, e, talvolta, dolore addominale in seguito alla dilatazione della stenosi.
Alla fine dell’esame potrà rimanere per un poco stordito per i farmaci che le sono stati somministrati e potrà avere per alcune ore una lieve dolenzia all’addome ed al torace.
DUrante la procedura vengono eseguite radiografie di controllo per il corretto posizionamento della protesi.
Nelle ore successive al posizionamento generalmente il paziente avverte dolore toracico causato dalla dilatazione della stenosi da parte della protesi. Questo  dolore si autolimita  ed è facilmente controllato con  la terapia farmacologica.

Tutte queste complicanze possono essere trattate con il digiuno, la somministrazione di farmaci o con una nuova endoscopia, ma in alcuni casi sarà necessario    un intervento chirurgico per chiudere la perforazione e ripulire la cavità addominale dal materiale che è fuoriuscito dall’intestino.
In caso di complicanza, potrebbe dunque essere necessario l’intervento chirurgico che la protesi si era proposta di evitare.

Quali sono i rischi della protesi?

Gli stents consentono di rialimentarsi per via orale ma il paziente dovrà evitare i cibi solidi (almeno che questi non vengano frullati) per il  rischio di ostruzione della protesi.
Mettere una protesi in stomaco o duodeno è una procedura sicura ma, come tutti gli atti medici, può dar luogo a complicanze.
Alcuni rischi derivano dall’uso dei sedativi in pazienti anziani o con gravi patologie cardio-respiratorie.

Le complicanze più gravi insorgono in circa il 5% dei pazienti e sono date dalla perforazione dell’intestino, dall’emorragia. Tali complicanze sono in genere più frequenti in caso di tumori perché la parete dell’organo è più fragile.

Una ulteriore possibile complicanza è la dislocazione della protesi dalla posizione in cui è stata messa. Con l’endoscopio è in genere  possibile riportare la protesi nella posizione corretta o rimuoverla definitivamente.
Durante il posizionamento della protesi si può verificare una perforazione (circa il 2-3% dei casi) viscerale, che comunque viene anch’essa trattata e con il rilascio  dello stent (la perforazione è coperta dalla protesi e questo impedisce al contenuto viscerale, saliva e alimenti ecc., di fuoriuscire e di dare un’infezione potenzialmente fatale).

Altre possibili complicanze sono il dolore e la febbre. Si tratta, in genere, di complicanze lievi che guariscono con la somministrazione di farmaci. Lo  stent si può occludere per:
1) Ricrescita neoplastica,
2) Crescita di tessuto iperplastico,
3) Impaccio di bolo alimentare.

Nonostante queste complicanze, la protesi è il modo più semplice e sicuro per risolvere una stenosi intestinale e per consentirle di riprendere una alimentazione normale.

L’alternativa alla protesi

Se dovesse rinunciare alla protesi le verrà proposto, in alternativa, l’introduzione di alimenti attraverso un ago posto in una vena (nutrizione parenterale), o direttamente nello stomaco attraverso un tubicino introdotto nell’addome (PEG), semprechè la stenosi serrata non ne impedisca il posizionamento.

Tali provvedimenti sono in genere più fastidiosi e meno efficaci rispetto alla protesi, sicuramente più fastidiosi, impegnativi e non scevri da complicanze,  ed inoltre in grado di nutrire il paziente in modo meno efficace.

L’intervento chirurgico, non sempre è possibile ed inoltre è molto più rischioso e comporta, nella maggioranza dei casi, la creazione di una apertura dell’intestino sulla parete dell’addome (stomia).

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